giovedì 6 dicembre 2012

Raccolta di sogni.

Premessa.

Dopo alcune ore consecutive di veglia è necessario concedersi uno spazio di ozio, uno spazio ancora più ozioso dell'ozio del dì, tra lenzuola, pulite o sporche, in una comoda postura e con occhi ben chiusi.
E cosa succede quando gli occhi si chiudono per iniziare il processo del sonno questo lo considero un mistero. Il non mistero è che ci si muove, si viaggia, si conoscono luoghi fatti di surrealismo e di più dimensioni di realtà.
Il sonno è un aereo senza biglietto, una macchina del trasporto, una macchina fotografica, una novella, un racconto, un giallo, un'avventura o una disavventura.
Ancora non lo so, ma forse durante il sonno si vive in una realtà che è più realtà.

1.

Decidemmo di fare un viaggio.
Io accompagnata dal mio amico Virgilio. Salimmo su un'auto guidata da non so chi, percorremmo alcuni chilometri in autostrada, dopo imboccammo una strada secondaria. L'auto ci lascio di fronte ad un percorso, una stradina piena di pietre piccolissime e bianche e giallastre. Noi lo percorremmo, in silenzio, ma credo ascoltando ognuno i nostri pensieri, o almeno io ero concentrata ad ascoltare i miei.
La stradina ci condusse in un luogo, grande, fatto di pilastri ormai tirati al suolo alcuni, alcuni ancora diritti che reggevano dei grandi triangoli. Lo stile era greco. Sicuramente eravamo ai templi di Selinunte.
Dopo aver esplorato un poco le rovine, ci fermammo davanti a uno di questi templi, c'erano tre massi sistemati come se fossero poltrone, e lì ci sedemmo occupandoci ognuno delle proprie cose.
In lontananza vidi un uomo che veniva verso di noi, lo seguivo con lo sguardo: era Pedro. Ci raggiunse e si sedette vicino a noi, nel masso vicino al mio. Ci guardammo con un certo sorriso per alcuni istanti. Pedro uscì dal suo zaino tre paia di occhiali. Ne diede uno a me, uno a Virgilio e uno lo tenne per lui. Ognuno teneva in mano il suo panino. Indossammo gli occhiali e.....
Era come la proiezione di un film, o meglio ancora di un documentario. Forse io essere umano lo associo alla figura di un documentario, quando solo è l'andare in un altra epoca, in un'altra realtà, in un'altra dimensione.
Vedevo alcuni uomini, con un canovaccio che indossavano come tunica, sollevare pietre e pietre e sistemarle una sopra l'altra, con una certa velocità e un certo ritmo e una certa coordinazione, alcuni altri li osservavano. Indossavano altri vestiti, migliori, una tela più raffinata.
In un angolo della schermata che potevo osservare, c'era un altro uomo circondato da alcuni fanciulli. Sicuramente l'uomo era il maestro e i fanciulli gli alunni. Solo l'uomo parlava mentre i fanciulli ascoltavano con piacere.
Non so cosa abbiano visto gli altri due, ma io ho visto questo che ho appena scritto.


giovedì 29 novembre 2012


_

No quiero estar en la parte del Romanticismo
por los compromisos que lleva
pero no puedo cerrar los ojos en fruente de un momento
que tiene toda la fortaleza del
significado del verbo amar.

Nunca habia visto tus ojos asi tan enamorados
como en el momento de nuestra despedida,
nunca los habia visto asi tan ganadores
en fruente del miedo del acto de amar.
Todavia nunca los habia visto mirarme
asi tan limpios.
Ya me miraban limpios
pero aquel dia me miraron limpios diferentemente.

B.

domenica 17 giugno 2012

P.

Non sei uno
ma più.
Sei fragile ma forte
indeciso ma sicuro
infelice ma felice
insoddisfatto ma soddisfacendoti.

Sei un oceano
sono la tua donna nei giorni di piatta
sono il tuo danno nei gironi di marea
ma lo stesso tua.

Sei azzurro quando sorridi
e quando no blu.
Ma io ti guardo.

Sei enorme visto per dentro
anche se sei finito visto per fuori.
Io navigo nella tua grandezza.
Nuoto e non mi stanco.

Verso gocce di lacrime
che si perdono nell'oceano.

Bevo calici di oceano
mangio bacche e uva
e mi addormento immaginando il tuo sguardo.

Sono sirena
su uno scoglio
riempendo il calice
per sorseggiarlo,
aspettando che l'onda
mi travolga
portandomi con sè.



sabato 2 giugno 2012

B.

Un foglio bianco.
Una sigaretta tra le dita.
Aria di fumo attorno.
Vergogna dentro.
Umiliazione provata nei propri confronti.
Non esiste il segno della rassegnazione.
Ma ancora del dolore.
Lacrime che periodicamente sgorgano.
Non hanno la stessa affluenza ma dallo stesso dolore vengono.
Per lasciare delle scie sul viso.
Che vorrei diventessero solchi.
Per fungere da ricordo a chi ha già dimenticato.
Ogni rigo compone B.
B. vorrebbe non avere tempo per pensare.
Il percorso delle parole nascoste che affolano l'anima non può occulrtarsi.
O se si, non per molto tempo.


 

giovedì 31 maggio 2012

Oggi dedico tempo al tempo.
Ascolto il rumore delle lancette della sveglia che lo scandiscono, lo scolpiscono.
Non voglio dormire, non voglio che il tempo passi senza che io lo sappia,
voglio essere protagonista o sua accompagnatrice.

Voglio saper danzare seguendo il suo ritmo,
creare opere d'arte muovendomi maestosamente
mentre le mie orecchie ascoltano il ticchettio
e il mio corpo fluttua nel vuoto
del flusso in cui vivo.

Voglio attaccare sulle pareti del tempo
le meraviglie create durante il mio percorso
e anche le sconfitte incontrate;
come testimonianza del mio andare
e trofei di ogni istante già passato.

Voglio andare correndo
girdando
andare cantando
andare andando
andare scoprendo
andare creando
andare e danzare con eleganza
arricchendomi.

Osservo il mio lento correre sullal linea del tempo
non sono una acrobata
e guardare giù mi fa paura
ma non troppa.


giovedì 10 maggio 2012

Osservare.

Cos'è?
Alcuni direbbero solo un'immagine vista da un vetro pieno di gocce d'acqua.
Altri direbbero un vetro con gocce d'acqua.
Altri un albero.
Io dico: il viaggio di alcune gocce d'acqua poggiate su un vetro e anche l'immagine di un albero vista con il carattere della differenza, carattere dato dalla sovrapposizione dell'immagine dell'albero con una superfice vitria su cui giacciono delle gocce d'acqua.

Avete mai goduto dell'osservare una situazione simile?

A me incanta quando succede.

Ho avuto modo di osservare il fenomeno in diverse prospettive, che credo possano essere definite una prospettiva statica e una dinamica.
Nella prospettiva statica succede che le gocce, alcune, e dico alcune per il valore della staticità, riescono a scivolare per la superfice, incontrarsi con altre, farsi più grandi, a volte arrivare così grandi fino al loro termine, cioè il punto di intersezione della superfice che contiene le gocce con la superfice perpendicolare a questa che le conterrà al termine del loro percorso, altre invece, appunto e ripeto per il carattere della staticità, rimangono ferme.
La prospettiva dinamica è differente. E' un percorso differente che fanno le gocce e la chiamo dinamica perchè il loro percorso è condizionato da un fattore esterno, che è quello del vento.
Ora, per dare meglio l'immagine, provate a pensare a un finestrino, di un automibile che cammina che contiene delle gocce d'acqua.
Bene, si è di fronte al fenomento descritto nella situazione da me chiamata dinamica. Non è uguale a quella statica, ma simile. Le gocce scivolano, ma poi che dico scivolano, non si tratta di scivolare, ma di camminare, quindi le gocce camminano lungo il loro percorso non solo accompagnate dalla forza della loro consistenza che li spinge a camminare ma anche dalla forza del vento che le accompagna. Ed io semplice spettatore, osservo delle gocce d'acqua che camminano, mentre io cammino anche.
E descrivere mentre immagino quello che molte volte ho visto è stupefacente.
Iniziano a muoversi da un punto qualsiasi della superfice, tracciano un percoso, una scia d'acqua grande quanto la grandezza di ciascuna goccia, che permane solo per pochi istanti, fino al punto in cui si incontrano con un'altra goccia, diventano una ma più grande e la scia a sua volta diventa più grande di ampiezza ma la sua lunghezza della sua scia dura lo stesso pochi istanti; a volte con l'incontro con altre gocce, per l'eccessiva consistenza, si frantumano dividendondosi in gocce più piccole che contnuano a camminare, fino a incontrarsi, sempre lì, al punto di incontro tra la superfice verticale del vetro e una perpendicolare a questa che li le accoglie e le accumula.
I miei occhi hanno anche notato che alcune gocce, al loro unirisi, approdano assieme al punto di incontro. Certo sicuramente dipenderà dalla loro consistenza, consistenza considerata come voluminosità, ma sicuramente dipenderà anche dal carattere dell'aleatorietà.
Qualcuno, che non è chiunque, una sera mi ha portato su un vaso d'argento la spiegazione dettagliata della realtà dell'aleatorietà.

Un giorno mentre ero su un automobile e osservavo il cammino che ho appena descritto, ho pensato di condividere quello che stavo osservando con la persona che avevo accanto.
B.: Guarda come si muovono le gocce sul vetro.
G.: Ehh?
B.: Non è bello guardarle muovere?
G.: Cosa c'è di bello in delle gocce che si muovono su un vetro?


E allora indisturbata ho proseguito, immaginando, quel giorno, che quelle goccioline d'acqua fossero tante persone che stavano camminando e cercando di individuare quale goccia sarei potuta essere io. Ero una goccia che lentamente si muoveva, a volte evitava di incontrare, a volte incontrava e si univa, ma mi è stato impossibile vedere il momento dell'approdo. Mi è stato impossibile seguirlo fino alla fine perchè la realtà mi ha disturbata. Ero arrivata a destinazione.

1/3.420.253.501 per alcuni sono solamente numeri. Per alcuni altri possono essere due gocce che si sono unite e camminano mentre anche tutte le altre gocce camminano.


Tutti gli occhi sono occhi, ma si differenziano per quello che osservano e per come osservano.




martedì 8 maggio 2012

Forse siamo paradigmi? Radici coniugabili in tempi e modi?